sabato 16 luglio 2011

Creta West by South-West. "Quell'estate in cui a Creta arrivò una barca a vela"


Eccolo il famoso vento dell’Egeo. Arriva tutto insieme, appena leviamo l’ancora da Gramvousa, facendo quasi eco al mio “Ma perché mai dobbiamo andare?” corredato da dei “Partire è un po’ morire” e “Chi lascia la strada vecchia per la nuova….” fino ad arrivare ad un “di venere e di marte non si sposa, non si parte e non si dà principio all’arte” che visto che era martedì funzionava bene assai. Facciamo a tempo a passare tra la baia e lo scoglietto che il benedetto Eolo decide di tirar fuori tutte le sue forze: vento a raffiche che arrivano oltre i 35 nodi, impossibile mettere le vele se non riducendole in brandelli, andiamo avanti spinti da questa forza della natura e dal motore ma credo che anche senza motore avremmo fatto la stessa velocità. Il vento soffia da Nord Est, il mare è calmo visto che siamo protetti dall’isola ma bianco di schiuma, Eolo non ci lascia spazio a ripensamenti, tornare indietro, risalendo il mare sarebbe impresa faticosissima. Me lo immagino Eolo e penso che se continua così gli verrà un gran mal di testa, ricordando quello che mi diceva la mamma quando gonfiavo i palloncini con troppa foga, ma poi, cavoli di Eolo il suo mal di testa, vorrei che smettesse per rimettere via le giacche della cerata e godermi l’estate. 
Decidiamo di fermarci a Falasarna, 10 miglia dopo essere partiti, la baia è rafficatissima e il mare bianco di schiuma non permette di vedere i fondali, davanti alla spiaggia però il turchese - che nel nostro linguaggio segnala fondo di sabbia omogeneo, ottimo tenitore - è inconfondibile, ci ancoriamo sotto raffiche in 4 metri d’acqua. Passiamo così due giorni ad ascoltare i lamenti di Eolo e a fare la solita vita di mare ma con le vele ben chiuse. A terra un piccolo stabilimento e sulle colline sterminate coltivazioni in serra. Quando ti tuffi in acqua – che grazie al cielo ha riacquistato un paio di gradi – la corrente è tale che ti senti in un idromassaggio. La barca si muove secondo le raffiche di vento, forzando ora a destra ora a sinistra. 
Il rumore incessante del vento sembra un ospite fisso a bordo che ha molta voglia di chiacchierare, quelle persone un po’ moleste che per tenere banco alzano la voce se qualcun altro prende la parola. Non smette mai, neanche di notte. Il mare però è calmo e a Falasarna si sta una meraviglia. Aggiungiamo una seconda ancora a 45° rispetto alla prima con una certa divertita curiosità, si tratta di un’ancoretta leggera leggera in lega di alluminio, marca Bulldog di cui si raccontano prodigi nella tenuta. Sembra un’ancora giocattolo, con la sua catenella e 30 metri di cima, sembra Davide in confronto a Eolo-Golia. E invece tiene perfettamente, ma talmente tanto che Giovanni la vede scomparire sotto la sabbia in un attimo. Quando dopo 2 giorni, ci apprestiamo ad issarla sembra di essere incollati al cemento, non viene via per nulla al mondo. Bulldog, mai nome fu più appropriato. Funziona solo sulla sabbia ma approfitto di queste righe per consigliarla a chiunque navighi per mare.
Bloccati a Falasarna, inforchiamo un binocolo e scopriamo dietro la spiaggia un Falasarna Market dove vado a fare rifornimenti mentre Giovanni resta a guardia del forte. La seconda sera, il vento è calato a 18 nodi e ci regaliamo una cena alla taverna sul pianoro sopra la spiaggia.
Dalla taverna tutti i commensali vanno sul bordo del prato a scattare foto alla nostra barca al tramonto. Da quando siamo arrivati a Creta, tolto il tedesco, non abbiamo più visto una barca a vela e continueremo a non vederne per giorni. Come mai? Non lo so, Creta non è negli itinerari dei navigatori, troppo lontana forse, troppo grande, troppo rafficata e con pochi ripari nella parte sud? O forse è il mar libico a far paura? 
Non passa una barca a Falasarna fatta eccezione per un pescatore che viene a filare le sue reti proprio dietro P'acá y p'allá. Non vediamo barche nel tragitto verso Elafonissi. Ebbene sì, un’altra Elafonissi, questo nome per le isole sembra essere per i greci come “isola piana” per i sardi, quando non sanno come chiamarle, ecco che nasce una Elafonissi. Neanche una barca, sentiamo nostalgia del tedesco e guardiamo avanti sperando di ritrovarlo, quando molto a largo di Ormos Vroulias ne vediamo passare una quasi ci commuoviamo ma non si avvicina e non si ferma, è solo di passaggio, chissà magari viene da Suez e va verso Gibilterra. 

In questi giorni siamo stati oggetto di curiosità da parte di locali e turisti, chi nuotando dalla spiaggia per guardarci da vicino, chi fotografandoci da lontano. Immagino i locali identificare questi giorni come “quell’estate in cui passò la barca a vela”. Noto con piacere che P'acá y p'allá arricchisce qualsiasi panorama, lo rende umano, gli conferisce un senso di proporzioni e di eleganza, ma soprattutto lei da sola in mezzo a questi scenari dove la natura è padrona di tutto acquista un’importanza e una solennità tutte nuove. 
Elafonissi sarebbe bella, ovvero lo è, ma è una bellezza diversa da Gramvousa, molto più addomesticata e organizzata. Il suo guaio è che l’isola è collegata da un istmo di sabbia alla terraferma, oggetto di processione quotidiana dai turisti alloggiati negli alberghi di Vrimbokambos. Ci siamo ancorati lì vicino in un dedalo di scoglietti con un ancoraggio molto precario, siamo scesi a terra con il tender all’alba, prima dell’arrivo dei vandali. 
La sabbia è bianca e rosa e lungo la battigia c’è una specie di corallina viola, guardando bene sembrano minuscoli crostacei, l’effetto è unico, molto bello. 
Con l’arrivo dei processionandi, leviamo l’ancora e ci spostiamo, accompagnati dal maligno Eolo e dai suoi 35 nodi più a Est su Ormos Vroulias, una meraviglia e una gran bella sorpresa: riacquistiamo i colori di Zante, l’azzurro del mare è sterminato, visto da lontano è una sottile striscia ma avvicinandoci scopriamo che lo spazio di sabbia è enorme. 
A terra una decina di campeggiatori e un cane. Questa parte di Creta, fin dagli anni 70 è territorio di elezione degli alternativi, ieri gli hippies, oggi gli ecologisti, credo, o  i cultori della meditazione. Abbiamo fatto bene a scegliere la rotta sud, le montagne rosse e alte al tramonto diventano di fuoco, il silenzio appena Eolo smette di cantare, riempie ogni spazio e ogni tempo. 
La luna piena completa il quadro e lo rende indimenticabile. Anche qui, come a Falasarna, un pescatore arriva e fila le reti proprio intorno alla nostra barca, deve essere un rituale, forse pensano che porti fortuna oppure che anche i pesci si avvicinino a noi. In fondo, anche per i pesci questa deve essere “l’estate in cui  passò una barca a vela”.

3 commenti:

  1. Finché siete in tempo (nel senso di arrivare lì prima che il turismo barbaro la rovini) andate a Gavdos, poche miglia a sud. Quando ho visitato Creta e dintorni, è forse stato il posto che più mi è piaciuto.
    Baci minoici

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  2. bravi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! già non dormo a pensare a questo agosto sotto Meltemi!!!!!!

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  3. siamo tornati ieri da Gavdòs (sono io che sono lenta a scrivere e quindi il racconto è un po' in differita), di barbaro solo il vento a oltre 40 nodi. Per il resto, praticamente nessuno e ovviamente nessuna barca oltre a noi.

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