sabato 9 luglio 2011

Kythira on the road.


Al terzo giorno a Kapsali, dopo aver riormeggiato all’inglese, ovvero in sicurezza, sotto benedizione dell’amico portuale,  decidiamo di armarci di moto in affitto e girare l’isola da terra. Sul lungomare, Panayotis affitta auto, scooter e moto enduro. Per inciso, va detto che Panayotis è il miglior esempio di professionalità ed eccellenza nel servizio che io abbia visto negli ultimi anni, non solo qui in Grecia, ovunque. 
La sua perfezione lascia commossi: caschi nuovi con ancora l’etichetta attaccata, moto con il pieno e ci dice di riportarla pure a secco, ci pensa lui, cartellina in dotazione con piantina dell’isola piccola e carta stradale grande. Quando torniamo ci regala una copia di una stampa di Kapsali negli anni 50. Ecco, vorrei portarmi a casa Panayotis e fargli fare un seminario sulla cultura del servizio al cliente agli imprenditori italiani ma poi penso che Panayotis sta bene dove sta in questo momento e sinceramente pure io. Scegliamo una Kawasaki Sherpa 250 che per le strade sterrate di Kythira con le raffiche di vento ci sembra la soluzione migliore. 
Anni fa a Karpathos avevamo preso in affitto una Enduro e girato l’isola in lungo e in largo per due giorni. Appunto… anni fa, per la precisione 21. Triste accorgersi che gli anni passano mentre sei a bordo di una moto… Comunque, teniamo duro e facendo finta di niente ci giriamo gran parte dell’isola, per prima cosa andiamo ad Avolemona, un borghetto di pescatori parzialmente addomesticato ad un blando e silenzioso turismo. 
Sul molo un paio di barche a vela ma con pescaggio ridotto rispetto al nostro, all’ancora fuori un’altra barca nel posto che avremmo scelto noi per l’ancoraggio. Pranziamo lì sotto un sole scottante con una enorme insalata greca. Poi proseguiamo andando giù lungo la sterrata fino ad una bellissima spiaggia a Kaladi. Siamo viziati dagli agi della barca, fare un bagno a mare senza poter fare la doccia dopo e tenersi addosso il costume bagnato ci sembra un sacrificio duro da compiere. Passa subito. Ancora un po’ di chilometri in sella con buona pace delle mie ernie lombari e siamo a Mylopotamos, lungo la strada una plateia (piazza) ombreggiata da platani, ci sediamo a bere una soda tra vecchietti che si ubriacano di ouzo. 
Nelle cittadine che attraversiamo negozi di souvenir (per chi? Qui in luglio non sembra esserci un turista) traboccano di oggetti realizzati con un fiore che sembra mimosa, devono avere un significato religioso,  ma non so quale. Raggiungere le cascate di Fonissa è una meraviglia, scendi il piccolo canyon tra le piante e lo stormire di cicale, sentendo l’acqua scorrere sule pareti. Mi tuffo immediatamente nelle gelide acque dolci sotto la cascata. 
Giovanni assaggia l’acqua e fa un passo indietro, troppo fredda, dice. In realtà credo che lo rimpianga quel bagno gelido e rinfrescante. Siamo tornati a Kythira dopo 25 anni dalla prima volta e l’abbiamo ritrovata intatta, esattamente come allora. Mi chiedo come mai quest’isola non sia stata scoperta dal turismo vacanziero, in fondo c’è un aeroporto, è raggiungibile facilmente anche via terra, un po’ lungo il viaggio in auto ma non poi così tanto. Il mare è limpido, pulito, la costa rocciosa ma ricca anche di belle spiagge, la chora è bella, tipica, dal forte veneziano del 1300 si vede un panorama stupendo. È un’isola ideale per camminatori con i suoi numerosi sentieri ben descritti in un libro di un olandese che si è trasferito a vivere qui. E poi ovunque, profumo di timo. 
Con la sua posizione strategica tra il Peloponneso e Creta, Kythira è sulla rotta di molte navi che vanno da Est a Ovest del Mediterraneo (e viceversa) evitando il canale di Corinto. Con un po’ di immaginazione da Kapsali senti il profumo dell’Africa. Con molta immaginazione ti imbarchi virtualmente su quei cargo che vedi passare e in un attimo sei nel canale di Suez.

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