mercoledì 14 settembre 2011

Fourni. Orea melitzana imam?


Stavolta tocca dare ragione a Alfredo Giacon che in Magico Egeo descrive Fourni come un’isola solo apparentemente amica dei naviganti. Frastagliata e adagiata a sud di Samos e Ikaria come protetta dalle sue sorelle maggiori, sulla carta Fourni sembra ricca di ancoraggi protetti. Nella realtà, gli alti fondali e il gioco di raffiche e correnti rendono fruibili solo alcune baie. Tuttavia ce ne è abbastanza da starci volentieri anche un mesetto. Furbamente evitiamo di percorrere il canale stretto tra Fourni e Fimaina per raggiungere il porticciolo che ci appare scomodo ed esposto ai venti dominanti che incanalandosi nella strettoia promettono un effetto “venturi” per niente piacevole. 
Ci fermiamo invece a Kambì, piacevolissimo golfo subito a sud dell’isoletta Dhiapori dove gentilmente qualcuno ha predisposto un gavitello al largo e dei paletti a terra per fissare le cime. Ci siamo solo noi e quindi approfittiamo del servizio. Solo noi e tutte le barchette dei pescatori dell’isola a ulteriore riprova che il porto  non è un granché come collocazione. 
Per ringraziare gli abitanti dell’ormeggio, ma soprattutto perché, dopo una navigazione con vento in faccia rallentata da una corrente contraria che ha tolto un nodo alla nostra velocità e ha aggiunto un’ora al tempo di viaggio, è ormai ora di pranzo e ci è venuta una certa fame, decidiamo di regalarci un buon pranzo fourniano. Le taverne sulla spiaggia sembrano chiuse, ma è solo perché nessuno si è seduto al tavolo. Scegliamo un po’ sopra la spiaggia l’Estiatorio (ristorante) di Armosia. Siamo noi, un pescatore e il probabile consorte di Armosia, sotto un pergolato che si affaccia sul golfo. 
Non c’è molto, probabilmente c’è quello che la signora prepara per la famiglia. Ci porta in cucina e scegliamo dei calamari fritti e un melitzana imam, melanzane ripiene al forno in cui si intuisce l’aggiunta di cipolle, pomodori, basilico, origano, e chissà cos’altro. Armosia, non appena sente che siamo italiani ce le propone, facendoci capire che gli italiani amano le melanzane più di qualsiasi altro popolo al mondo. Come deluderla? “Orèa melitzana imam, eh?” chiede Armosia davanti ai nostri piatti ormai vuoti facendo il gesto che fanno i bambini girando il dito indice sulla guancia. Sì, orèa, era davvero buona! Magari poco indicato il pasto molto ben condito subito prima di affrontare la scalinata per scavallare la montagna e andare a sbirciare al di là di Dhiapori, il famigerato porticciolo. 
Qui, a Kambì l’atmosfera è sospesa, l’estate è chiaramente finita, ammesso che sia mai iniziata, i pochi sulla spiaggia sembrano pigramente felici. Il silenzio è rotto solo dal bo-bo-bo di una barca da pesca che si accinge a salpare. Una curatissima stradina lastricata di pietre e contornata da muretti in calce conduce alla strada principale e, attraversata questa, al villaggio – porto di Fourni, dove appare confermato il nostro giudizio sull’ormeggio soprattutto quando una esageratamente grande nave dell’hellenic seaways entra nel canale e si infila nell’esageratamente piccolo porticciolo. 
La sproporzione è a suo modo magnifica. Ci spostiamo nel magico ancoraggio di Vlichada a sud dell’isola, un fiordo profondo in cui eravamo già stati 10 anni fa con un vento prepotente che soffiava da terra raffiche a 30 nodi. Stavolta è tutto tranquillo. Si sente l’estate che se ne va e l’autunno che da lontano arriva, vorrei congelare questo momento ed estenderlo per i prossimi due mesi. 
Ho sempre odiato le giornate lunghe, per tutta la vita, ho amato la fine dell’ora legale e il buio presto ma per mare è un’altra cosa, per mare i 4 minuti in meno di luce al giorno ti pesano un po’. Ai primi di novembre, quando dovremmo essere sulla strada di casa, il sole tramonterà alle 5 del pomeriggio. E questo non è un pensiero felice.

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