mercoledì 21 settembre 2011

Koufonisi. A riveder le nuvole.


“Vanno, vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo, sembra che ti guardano con malocchio.
Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell’airone o della pecora o di qualche altra bestia…..” (Fabrizio De André –Le nuvole)
Erano più di 3 mesi che non ne vedevamo una. E quando ritornano ti accorgi che al cielo in fondo mancava qualcosa. Le nuvole. Bianche, grigie, nere, corrono basse sull’orizzonte e sulle nostre teste. 
Le nuvole in cielo sono per Giovanni come la marmellata per le formiche (o la cacca per le mosche). Si ricorda di essere un fotografo e si butta a percorrere sentieri e a solcare il mare con il tender per riprendere tutto ciò che è intorno. La velocità con cui le nuvole prendono forma in questo scenario rende impossibile associarle ad oggetti per un tempo sufficiente a convincersene, corrono veloci e cambiano luci alle cose intorno. 
È un clima che mi fa bene, da sempre. Quelle classiche giornate di fine estate dove l'aria è più tersa, frizzantina, dove riesci a guardare più lontano senza usare l'immaginazione. La traversata da Amorgòs a Koufonisi è impegnativa, con vento forte, soprattutto sottocosta a Keros, una delle piccole Cicladi rocciosa, bellissima e inospitale. Proseguiamo fino all’isola di Koufonisi (altro nome che si ripete, ne avevamo già visitata una di Koufonisi a sud di Creta) che è in realtà due isole: Kato (Koufonisi bassa) e Pano (Koufonisi alta); la bassa, così detta perché è quella più a sud, è un susseguirsi di spiagge e scogliere dorate, ricca di begli ancoraggi protetti e solitari. 
Scegliamo per la notte il tranquillo ancoraggio di Ormos Pezoulia aperto solo a Sud e riparato dall'onda di risacca. Non c'è nessuno, a parte le nuvole, e al tramonto la costa sembra una pepita dorata che brilla al sole. Quando cala il buio, ci accorgiamo di un chiarore diffuso all'orizzonte che nella notte senza luna non riusciamo a spiegarci cos'è. Per un'attimo penso che Los Angeles sia derivata fin qui, e invece no. È Santorini, 25 miglia più a sud , il punto dell'Egeo a più alta densità di frequentazione e di illuminazione. 
Imperdibile è una sosta, anche se con ancoraggio precario, a Est dell'isoletta di Ghlaronisi, tra Kato e Pano, un microarcipelago di scoglietti e mini insenature di sabbia, allo stesso tempo è un dedalo di bassifondi, quindi fate attenzione alla vostra deriva. Uno di questi scogli sembra la sfinge, guarda verso Keros e pare voglia sfidarla. 
Ma a me ricorda anche, non so perché e Giovanni si convince che ho bisogno di una visita oculistica, il profilo di nonna Susi e mi fa tenerezza. A Pano Koufonisi, Pori bay, una spettacolare baia circolare che ricorda la Rondinara corsa, è una grande piscina naturale ben protetta da tutti i venti eccetto il grecale. Istmi, grotte e scogliere tutto intorno. A terra un bar taverna di stile. 
Al largo, ben impaginata negli angoli della baia appare nella straordinaria limpidezza dell’aria Donoussa (isola del diavolo, nomignolo dovuto alla sua violenta ventosità)  che decidiamo di non visitare per evitare di perdere terreno verso est e per non irritare ulteriormente il vento che in questi giorni soffia, appunto, come un dannato. Assistiamo al passaggio dello "Swimming holidays", un gruppo di nuotatori assistiti da un gommone che li segue a passo d'uomo; a bordo, una ragazza che con il fischietto richiama la loro attenzione e li avverte che è il momento della sosta con succo di frutta e merendina. Le chiedo "Is it a race?" sapendo già la risposta. 
Mi guarda ironicamente e dice che se fosse una gara durerebbe anni, visto che si fermano ogni mezzo chilometro e chiacchierano mentre nuotano. Non sembra felicissima del suo lavoro ma è sempre meglio che stare in ufficio a prendere telefonate per un capo dispotico, no?
Ottima idea le piccole Cicladi, adagiate nel braccio di mare tra Naxos e Paros a nord e Amorgòs a Sud, sono dei gioiellini che non hanno nulla da invidiare alla Sardegna o ai Caraibi, allo stesso tempo con un tasso di sviluppo notevolmente più limitato. Seppure le condizioni del vento sono impegnative, qui ci si muove in un arcipelago ricco di ripari, poche miglia e sei a Shinouza, subito dopo Iraklia. A sud le sirene di Santorini ci chiamano ma le ignoriamo, scendere a sud con questo meltemi che non accenna ad andare a dormire equivale a decidere di non tornare più verso casa.

2 commenti:

  1. A me Giovanni che fotografa le nuvole mi sta tanto simpatico.

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  2. Però anche F. sul bordo della scogliera che guarda verso l'ignoto ha il suo bel perché...
    A. Nonimo

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