lunedì 30 luglio 2012

Da Despotiko a Naxos. Il lato sud del centro del mondo.

In pieno Egeo, il periplo delle isole è sempre impegnativo, a volte impossibile. Noi siamo fortunati, con la nostra rotta a ∞, per le sorelle grandi delle Cicladi possiamo permetterci di gestirci il sud all’andata e il nord di queste isole al ritorno. Questo, nei programmi. Programmi cui in Egeo, sia chiaro, è meglio non far troppo affidamento. Rimandiamo quindi le visite culturali di Naxos e Paros al ritorno quando ci fermeremo in porto. Siamo nel regno del marmo di Paros, quello con cui migliaia di statue e costruzioni greche (ma anche la tomba di Napoleone) sono state realizzate. 
Si tratta di un marmo particolarmente bianco che fu definito Lychnites (ovvero ottenuto a lume di lampada) poiché veniva estratto da tunnel sotterranei. La parte Sud di Paros, Antiparos e Naxos è ricca di spiagge di sabbia color oro e sassi di marmo bianco. Ma prima di queste 3 isole, venendo da Serifos si incontra Despotiko, che già solo per il nome merita una visita e il più profondo rispetto. Non ho idea della storia di questo nome, ma ho la sensazione che il Meltemi c’entri qualcosa. Sicuramente, deve avere un nesso il fatto che Despotiko si trovi proprio al centro dell’Egeo Cicladico, un po’ come il Re Sole, tutto gli ruota intorno.  
Ci siamo fermati per un bagno in una splendida baia a sud dell'autoritaria isoletta dove la spiaggia di sabbia prosegue in profondità all'interno dell'isola come fosse un ex lago prosciugato. Magari lo è. Per la notte, ci aspetta un ancoraggio davvero speciale, riparato da tutti i venti e mari: è il mare interno tra Despotiko e Antiparos, calmissimo, atmosfera lacustre dalle acque chiare. A separare le due isole un piccolo scoglio e uno stretto canale di un metro abbondante di fondo. Chissà magari nell’antichità, si trattava di una sola isola. 
Provo ad immaginare queste due gemelle siamesi: una docile, affascinata dalla vicina e opulenta Paros cui si rivolgeva con ambizione filiale; l’altra ribelle e prepotente, convinta di essere il centro del mondo pronta a scalciare per allontarsi dalle grandi Naxos e Paros. Alla fine le avranno divise per quieto vivere di tutto l’Egeo, ma oggi restano a fronteggiarsi da un lato all’altro di questo lago naturale, amico dei naviganti. A sentir bene, mi è sembrato di udire insulti volare sull’acqua da una parte all’altra dello specchio lacustre... Qui, se il meltemi soffia come un dannato puoi sentirti come in una torre dalle mura spesse sulla terraferma. I fondali di 4 o 5 metri di sabbia di ottima tenuta ti permettono di fargli le linguacce, senza alcun timore di mare che si alzi o ancoraggio che diventi precario.
Consiglio comunque di trattenersi ed evitare di irritare il dispotico vento perché prima o poi tocca uscire. E quando esci e continui devi affrontare anche i canali tra le isole che, come è noto generano un particolare effetto venturi di rafforzamento. Un ancoraggio davvero speciale, anche se con il vento che urla è un po’ inquietante, è quello dietro le isole di Panderonisi a 3 miglia dalla costa sud ovest di Paros. Le tre isolette sono un dedalo di scoglietti e chiazze di sabbia turchese. Nell’angolo che forma Tigani con Ghlarobi c’è una piscina incredibile, rafficata ma con mare calmissimo quando regna Meltemi (e quando non regna?...)
Da lì, in mezz’ora di bolina raggiungi la piccola località di Aliki su Paros, un borghetto in cui convivono turisti in cerca di tranquillità e pescatori in cerca di pesce. All’ancora lì, siamo scesi a terra con Bomby e ci siamo regalati una cena in una taverna bordo mare. Bordo mare, nel senso che i tavolini erano davvero quasi in acqua, noi pure.
Su Naxos, siamo scivolati velocemente, ansiosi di tornare alle piccole Cicladi. Evitiamo la baia subito a sud di Ak Kouroupa, dominata dalla scheletro di un grande centro residenziale mai completato e ci fermiamo in una caletta più a sud. Chissà se è qui che fu mollata Arianna… Che poi, diciamolo, non le disse male per niente visto che poco dopo arrivò Dioniso e con lui c’era certo più da divertirsi che con Teseo. Bello e protetto anche l’ancoraggio di Ormos Kalando, dove volendo ci si può ormeggiare nel piccolo porticciolo abbandonato. 
Insomma le Grandi Cicladi le abbiamo percorse un po’ così a tirar via, ma la strada è lunga, la voglia di isole più piccole si fa sentire subito e sappiamo che qui ci ripasseremo. Il Meltemi ci convince a lasciar perdere Dhenoussa, cosiddetta isola del diavolo dove sembra che ci sia un particolare effetto centrifuga che anche quest’anno decidiamo di non sperimentare. Siamo nel punto di intersezione della nostra rotta a ∞. La via del Sud chiama, in maniera abbastanza prepotente.

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