martedì 20 agosto 2013

3a volta ad Amorgòs. Nel grande blu.

Il relitto di Olympia a Liveros Bay
Christi Stasinopoulo, cantante e scrittrice greca, sostiene in un suo scritto che Amorgòs sia dotata di un magnete, qualcosa che ti cattura la prima volta e ti costringe sempre a tornare.
Per un navigatore, più banalmente, questo bastione di terra arida e montuosa posizionato in orizzontale nel centro dell'Egeo meridionale, è un passaggio obbligato e gradito che rende unica ogni rotta. 
Non ci si stanca di Amorgòs, questo è certo. Perché ha tutto: il molo con abbondanza di posti, ben protetto e riparato; i market per il rifornimento cambusa al di là della strada, il porticciolo più tranquillo con ottimi ristoranti a 10 minuti a piedi. E la Chora più spettacolare delle Cicladi. Per non parlare del monastero di Hozoviotissa, arrampicato sulla roccia con le unghie. 
tramonto a Katapola
Amorgòs ha tutto ma pretendere di trovare un ricambio Volvo Penta è forse un po' troppo. Facendo il tagliando al motore, Giovanni si accorge che il filtro dell'aria è sbriciolato all'interno. Cosa non proprio ottimale visto che il filtro serve proprio a non far entrare nel motore del pulviscolo dall'esterno. Proprio davanti alla barca c'è un piccolo emporio di ferramenta, uno di quei bugigattoli piccoli e stretti, con scaffalature che arrivano fino al soffitto, cariche all'inverosimile di accessori di ogni tipo. Quasi di ogni tipo.
Relax in Katapola
"Gas Station!" ci dice l'omino dell'emporio scuotendo la testa dopo aver attentamente analizzato il pezzo. Buona scusa per prendere un motorino in affitto, visto che la gas station è a metà strada per la Chora.
Il gestore si avvicina, prende in mano i resti del filtro Volvo Penta, lo guarda perplesso e scuote la testa. Non ce l'ha. "Supermarket!" esclama, indicando poco più su. Ovviamente non è un vero e proprio supermarket ma  il Captain's service, una sorta di grande emporio che fa servizi per la nautica.
Dentro c'è un po' di tutto, dalle semplice vettovaglie per la cambusa on delivery ai parabordi, dalle mute da sub alle ancore galleggianti e non. Tutto ma non il maledetto filtro aria della Volvo Penta, un pezzo di gommapiuma che costa la bellezza di 55 euro ma ne varrà qualche centesimo. 
Iniziamo a accarezzare l'idea di costruirci un filtro aria con materiale similare, non senza fare prima un ultimo tentativo seguendo l'indicazione del proprietario del Captain's service che, anche lui scuotendo la testa affranto, sentenzia "Petros!" e indica i piedi della Chora. 
Petros è il meccanico di Amorgòs, non avrà il ricambio Volvo ma qualcosa di simile sicuramente sì. Anche Petros, sconsolato, scuote la testa. Lui e il suo collega, sono talmente affranti, che iniziano una lunga discussione tra loro e animatamente poi ci dicono qualcosa. Qualcosa in greco, ovviamente. Un lungo discorso di parole e gesti, coadiuvato dalla consegna in regalo di pezzi di materiale simile ricavati da motociclette. Petros è contento, in qualche modo è stato utile. Quando ce ne andiamo si sbraccia in saluti e non china la testa. 
Guardando dove il sole va a dormire.
Perché qui in Grecia, quando non possono aiutarti, si rammaricano. Fanno quella faccia triste e sconsolata di chi dice così chiaramente "ma-mannaggia-a-me!", che mi viene sempre voglia di mettergli un braccio sulle spalle e dirgli "Dai, fa niente, non è un dramma"
Non è solo il mancato business, anzi sembra che all'affare di venderti qualcosa non ci pensino proprio. Si dannano per trovare soluzioni con pezzi di scarto da regalarti, soffrono nel non avere una risposta da darti. E guardano lontano, verso il continente, sentendosi addosso tutto il limite di essere isola.
Una chiesetta sulla strada tra Arkesini e Kamari.
E tu, in quel momento, pensi che non c'è risposta concreta che valga quanto quel dispiacere. La prossima volta che verremo troveremo i ricambi del filtro d'aria della Volvo Penta, già lo so. Nessuno li chiederà e tra una decina d'anni quella scatola bianca e blu sarà un po' ingiallita, poggiata su uno scaffale accanto alle rotelle di lenza e ai grippiali gialli. Finché un giorno qualcuno entrerà, chiederà un filtro dell'aria e l'omino potrà dire sorridendo "Né, Né", sì sì ce l'ho. E sarà tutto risolto.
La soluzione la troviamo comunque e ad oggi sembra ancora funzionare bene. Sacrifichiamo la mutanda di un vecchio costume di Giovanni e la utilizziamo come filtro. Con buona pace della Volvo Penta e dei suoi 55 euro di materiale che si sbriciola.
18 agosto: all'assalto del traghetto!
Quest'anno siamo arrivati a Amorgòs nel cambio stagione. Domenica 18 agosto, Il traghetto della Blue Star viene preso d'assalto da migliaia di umani abbronzati. Feiici ma tristi. Rumorosi. Davanti a P'acá y p'allá sfilano in corteo macchine e magliette colorate. Bambini che si perdono tra giovani saccoapelisti, mamme che strillano, camioncini che vanno a ritirare le merci. È finita l'estate, inizia una nuova parte del viaggio. Il bello ora è restare, rallentare, continuare a mettere la prua verso est, diametralmente opposta alla direzione di casa.
Lunedì 19, la ragazza ateniese che lavora al bar di Akrogiali si rilassa al tavolino accanto al mio. Siamo solo io e lei. "Amazing Rome" esclama, dicendomi che c'è stata una settimana. "A little bit crowded" le dico io ma lei è perplessa. Certo che sì, vive a Atene, qui a Amorgòs sta finendo la stagione, tra un po' si chiude, si torna a casa, nel caos di una metropoli al cui confronto Roma sembra un paesino tranquillo.
On the road sulla cresta di Amorgòs. Vista sulla costa sud.
Resta il tempo di un bel giro in motorino. Andare in moto per le strade di Amorgòs ricorda Karpathos. Ad ogni curva, una bella raffica di vento, cambia la tua direzione e ti schiaffeggia per bene. Ma ne vale la pena, procedendo con buona cautela.  Percorriamo la strada che intaglia la cresta rocciosa dell'isola fino alla punta sud. Amorgòs come sempre è avvolta in una lieve foschia. Il fazzoletto di mare turchese sotto il monastero è violentato dalle raffiche catabatiche. Sento il rumore e ricordo quando stavamo qui sotto in rada, ancorati per la notte con la sola compagnia di una luce accesa nel Monastero di Xozoviotissa. 
Baia Liveros e il relitto di Olympia
Facciamo questi 20 chilometri di strada tortuosa e ventosa con un obiettivo: il relitto di Olympia a Liveros bay, di fronte all'isoletta di Gramvousa. Grande mistero avvolge questo mercantile semiaffondato e incastrato nella piccola baia esposta ai venti dominanti. Lo chiamano Olympia, ma sulla prua si legge "Inland", nome in effetti un po' troppo premonitore vista la fine che ha fatto. Sembra sia finito qui dopo un assalto di pirati ma maggiori notizie non sono riuscita a trovarne. 
Qui vennero girate le riprese del film "Le Grand Bleu" di Luc Besson e fu questo fatto il volano che rese famosa quest'isola soprattutto in terra di Francia. Molti bar al porto di Katapola trasmettono il film e lo citano nel nome. Cinema e successo, una miscela che funziona in Grecia, a Amorgòs come a Kastellorizo ("Mediterraneo" di Gabriele Salvatores) e a Skopelos ("Mamma mia"). 
Alla Chora di Amorgòs
Della Chora riconosciamo l'odore, i colori, i tavolini, l'atmosfera. Tutto è identico a un anno fa, come fosse cristallizzato in una bolla di vetro senza tempo dove ogni cosa, ogni giorno, ritrova il suo posto. È calma infinita e rumore di vento. Le vie strette, i giocatori di backgammon, i tavolini colorati, che paiono comprati o sagomati a misura per lo spazio che c'è. Così greco, così bello. Ancora una volta, penso che ci vivrei. Anche io ritorno e mi metto allo stesso posto di sempre, quasi fosse il mio. E un po' forse lo è.

Lasciamo Amorgòs diretti a Anafi con un veloce e distratto saluto. Sappiamo che torneremo tra una decina di giorni, sulla via del ritorno. Il magnete di Amorgòs continua a funzionare.

10 commenti:

  1. Sai Francesca, mi é capitato in tanti posti in Grecia di pensare "qui ci vivrei" peró a Amorgos no. E non perché non mi sia piaciuta, anzi! Me ne sono innamorata, é fra le mie favorite. Peró qui più che altrove ho percepito un muro invisibile fra la gente del posto e noi stranieri, una volontà da parte loro di restarsene soli nella "loro" terra quando finisce la stagione dei turisti, pur essendo tutti gentilissimi e disponibili come sempre in Grecia. M'é successo qui e a Samotraki, altra isola che adoro. Non so, una sensazione, tutto qui, che volevo condividere.

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    1. Ti capisco, Graziella. Io ho avuto quella sensazione a Zante. E forse un po' a Skopelos. Il popolo greco è solo molto vero, spesso ignaro delle dinamiche di accoglienza turistica. Il più delle volte ti vuole bene, così, spontaneamente. Ma probabilmente a un certo punto rivuole la sua isola tutta per sé. Sensazioni che si percepiscono a fine estate, in quei giorni di confine tra la confusione e la troppa quiete. Si aspira alla quiete, come facciamo noi.

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    2. Non so altrove, sono un neofita della Grecia e ho visitato solo le Ioniche quest'anno. Ma a Zante ho avuto la sensazione opposta. Ho trovato un'accoglienza strepitosa ad Ag. Nicolaos (Costa Est, il primo approdo venendo da Cefaloina). Un'avaria al motorino di avviamento del Volvo riparata a tempo di record dall'elettrotecnico (che si è sciroppato due volte andata-ritorno da Zacinto) contattato dall'onnipotente Dimitri(titolare di Taverna, ormeggiatore, fornitore gratuito di acqua e corrente, ecc. ecc.)ad un prezzo ridocolo(averbbe potuto chiederci quel che voleva ...eravamo fermi, senza motore!) ... colazioni e birre omaggio da Dimitri (vero, abbiamo frequentato assiduamente la sua ottima cucina, peraltro a prezzi "anni 70'") ... Ci siamo salutati abbracciandoci !!! (Luciano di "Biba")

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    3. Ciao Luciano.
      hai ragione ed è proprio questo il bello: in ogni isola greca c'è l'umanità che descrivi e io ne ho trovato sempre anche in continente. Credo che questa rara sensazione di rifiuto dipenda più facilmente dal nostro stato d'animo che dagli altri. Nello specifico, scrissi Zante perché una delle volte che ci andai la stagione era finita da tempo, sarà stato fine ottobre. Zante era in pieno sciopero dimostrativo e l'atmosfera era giustamente più tesa. Pochi mesi prima invece, trovammo quel calore e quell'accoglienza che descrivi da Tzanetos nella grande cala a sud.

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  2. Bello e attento, come sempre.
    Ci sono stato nel 1977, ad Amorgos. Ricordo che c'era pochissima gente. Molti muli, per la Chora.
    Ciao, Francesca!

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    1. Ciao Pietro, grazie!
      Credo che non la troveresti poi così cambiata, Amorgòs. Non come te lo aspetti, almeno. I muli ci sono ancora, il vento pure. C'è solo qualche ristorante in più.

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  3. E' stata la passione per la vela, la mia curiosità, e non ultima la voglia di conoscere meglio la Grecia, di cui sono innamorato, che mi ha portato a questo Blog; ogni volta, ad ogni nuovo post, riesco a soddisfare tutto ciò seguendo le tracce di chi, come voi, sa raccontare con la sua arte (lo scrivere ed il fotografare) lasciando sempre qualcosa di vero di sé!
    Grazie e sempre B.V.

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    1. Fernando, che aspetti a venire in Grecia? Le parole e le immagini che postiamo, ti assicuro, non sono sufficienti :-)

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  4. La prima volta che ci vediamo (chissà quando...), ricordami di insegnarti come si costruisce un filtro aria con un semplice collant (sempre che ad Amorgos ne vendano...). Il costume di Giovanni ringrazierà. :)
    Baci bricolage
    A.

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    1. Fantastico sistema da appassionato di moto, A.
      Grazie per aver immaginato che a bordo non ospito collant :-)

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